E' intuitivo, per chi abbia una visione olistica della medicina, che le emozioni svolgano un ruolo determinante nella genesi delle affezioni finora riconosciute e nosologicamente descritte. Ciò subisce un'amplificazione nel soggetto malato ove si rileva una costante: lo stato di allerta derivante dalla sensazione di perdita dell'equilibrio cenestesico. La malattia interessa in toto e costringe all'introspezione profonda. Parafrasando due illustri scienziati, dobbiamo riconoscere che:
- La consapevolezza della malattia rende liberi (Thorwald Dethlefsen)
- La medicina o è psicosomatica o non è medicina (Oreste Speciani)
Qual'è dunque la dinamica della malattia e quali configurazioni assume? Consideriamo due differenti tipologie reattive allo stress emozionale, ferma restando la premessa inopinabile dell'individualità biologica.
- Assoggettamento alle emozioni con incapacità gestionale delle medesime... Viraggio verso lo psichismo: es. attacco di panico.
- Repressione delle emozioni con negazione delle stesse... Viraggio verso la manifestazione fisica: es. rettocolite ulcerosa.
Indipendentemente dall'azione attivata e dal fatto che si tratti di noxa esogena o endogena, emerge sempre una risposta preferenziale stereotipata le cui variabili sono ascrivibili sia a schemi biologici precostituiti, sia a fenomeni transculturali. In ogni caso reiterate analoghe esperienze fissano circuiti cerebrali topograficamente identificabili, evocando la medesima reazione emotiva, ed anche in presenza di più matrici ve né sempre una predominante. A che cosa attribuire il discrimine fra risposta polarizzata sulla psiche e risposta traslata sul soma? La questione posta in questi termini è puramente retorica e speculativa, poiché sottende una dualità concettuale cui già si è fatto cenno a proposito della psicologia archetipica. Ogni dualismo implica la polarità e con essa il giudizio. Ecco perché siamo indotti a reiterare schemi di comportamento frustranti: allorché speriamo di esserci evoluti si presenta una necessità alla quale rispondiamo riattivandolo switch emozionale interiorizzato.
Senza addentrarci per il momento in un discorso ben più complesso, che coinvolge la fisica quantistica e la possibilità di eseguire quindi una biorisonanza quantistica, è necessario riconoscere che a questo punto sembrerebbe consequenziale affidare l'interpretazione e la soluzione del caso ai detectives della mente, tanto più che in oltre un secolo le metodiche sviluppate sono tante e tali da auto inflazionarsi. Tuttavia, per dirla con James Hillman: " cent'anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio".
Guarda caso è ancora madre natura a fornire la traccia per uscire dall'empasse: è stato dimostrato dal dottor Hamer - quantunque ciò costituisca tuttora oggetto di controversia accademica - che esiste sincronicità e specificità tra conflitto psichico, comparsa di lesioni cerebrali e lesioni organiche correlate, sulla scorta di una corrispondenza embriologica predeterminata. In pratica, come direbbe Ernst Haeckel, "l'ontogenesi ricapitola la filogenesi". Ciò rende possibile decodificare l'origine conflittuale attraverso la mappatura delle sedi coinvolte. È un'ipotesi indubbiamente suggestiva, sulla quale resta molto ancora da indagare. Del resto già la medicina tradizionale cinese da millenni ha messo in luce tali nessi causali, una sorta di energetica emozionale ove per ogni organo e viscere è possibile associare qualità ed emozioni, palesandosi saggia antesignana della moderna medicina psicosomatica. Disponiamo già oggi di preparati a te ad onorare egregiamente e in concreto questa tesi affascinante. Quattro decenni di esperienza professionale in tal senso, mi hanno convinto ad utilizzare essenzialmente due soluzioni terapeutiche:
- Rimedi floreali di Bach
- fito-embrio estratti
I primi hanno la caratteristica di trasformare uno stato bloccato in stato trasformato, cioè di operare una conversione dalla stasi post trauma alla risoluzione del conflitto in maniera completa e coerente.
I secondi riescono ad affrontare la sintomatologia corrispondente al conflitto intrapsichico, potendo di fatto spianare la strada ad un approccio psicodinamico attraverso il miglioramento della qualità di vita del malato.
Grazie a questa strategia vincente, in quarant'anni di professione ho potuto aiutare moltissimi soggetti, affrancandoli da farmacoterapie e psicoterapie destinate a protrarsi oltre ogni limite umano accettabile.
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