Il potenziale di autoguarigione sembrerebbe verificarsi specificamente attraverso la mediazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-sistema immunitario (HPA). Georg Groddeck, medico e psicoanalista padre della moderna Psicosomatica, già all'inizio del ventesimo secolo descrisse la capacità del corpo umano di ripararsi da sé in seguito a malattia. Secondo l'autore i nodi da sciogliere per sconfiggere la malattia si trovano nella parte razionale del cervello, la quale delve essere ridimensionata per consentire l'energia vitale (Es) di emergere e guarirci. Nel suo celebre testo "NASAMECU", acronimo ippocratico di "natura sanat, medico curat", Groddeck, fornisce tutte le indicazioni atte raggiungere tale scopo. Egli rileva dunque come l'autoguarigione sia possibile attraverso il ridimensionamento dell'Ego a favore dell'Es. Questo principio, in netto anticipo sui tempi, è una prima forma di lettura scientifica che propone anche una visione unitaria o, come diremmo oggi, olistica dell'uomo.
L'Es, che potremmo definire anche come una forza interiore totipotente, viene dunque ostacolato dall'Ego, figlio di una cultura dominante di superficie, di un'educazione cieca di fronte alle diversità che ci vuole omologati e in tendenza con il sistema. Le malattie rappresentano non solo una lacerazione della propria trama di vita, bensì un forte appello alla nostra intelligenza interiore che altro non chiede se non di ripristinare l'omeostasi e dunque la salute. Spesso il disagio è già di per sé la soluzione: basterebbe riportare in primo piano i segnali inviati dall'organismo, ascoltandone le sensazioni ed esserne maggiormente consapevoli. Oggi la PNEI dimostra scientificamente ciò che Groddeck teorizzava: ogni processo psichico (pensiero, coscienza, emozioni) è un elemento compresente in ogni funzione nervosa, ormonale ed immunitaria. Tutto dunque nasce dalla mente e in particolare dall'area limbica, sede delle emozioni e dei comportamenti istintuali. Ad essa afferiscono continuamente input da tutti gli organi. Il Dr. Servan-Schreiber afferma che il c.d. "cervello emotivo" possiede meccanismi naturali di autoriparazione, si tratta di capacità innate di ritrovare l'equilibrio e il benessere paragonabile alla cicatrizzazione di una ferita. Peraltro l'area limbica è la centralina di funzioni vitali quali la respirazione, la frequenza cardiaca, la libido, il sonno, la pressione arteriosa, la secrezione ormonale, e la risposta immunitaria.
Alla luce di quanto sopra sorgono spontanee almeno tre domande:
- Che cosa ostacola il processo di autoguarigione?
- Che cosa invece lo favorisce??
- Alla base dell'effetto placebo vi è questa risposta?
La seconda domanda può trovare risposta nella teoria esposta da ricercatore Enzo Soresi, autore de "Il cervello anarchico" e sostenitore del c.d. "shock carismatico", ovvero dal cambiamento profondo dello stato mentale legato all'incontro con un personaggio altamente carismatico. Numerosi studi hanno anche dimostrato come la riarmonizzazione interemisferica cerebrale operata dal corpo calloso sia in grado di ripristinare la corretta interazione fra emisfero sinistro razionale ed emisfero destro emozionale.
La risposta al terzo quesito è ipotizzabile dalla modificazione della biochimica cerebrale generata dalla fiducia riposta nell'assunzione di uno pseudo-farmaco: la somministrazione di morfina vs. placebo ha messo in luce una riduzione della componente dolorosa pari al 60% nei pazienti sotto placebo. Per sfatare il mito dell'effetto placebo come sinonimo di autosuggestione, non ci resta che approfondire la ricerca scientifica, onde svelare e fornire dignità agli intimi e meravigliosi segreti dell'autoguarigione.
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